martedì 15 ottobre 2013

ERA SETTEMBRE...

Era settembre ed in me avevo mille speranze
una nuova classe mi era sembrata una porta
verso un nuovo inizio,
ero stata io a dire alla prof di italiano
all'ennesimo esame di riparazione
che era meglio ripetessi l'anno
quando mi chiese cosa avrei voluto fare.
L'inizio ci fu, ma non quello che mi sarei aspettata.
Ero seduta nel primo banco da sola
mentre guardavo i miei ex compagni passare oltre
felici, a raccontare la loro estate
io nella mia estate avevo lavorato,
avevo fatto la stagione estiva come cameriera
lavorando 12 ore ed essere pagata per 8.
Non mi sentivo in armonia,
ne con il mondo ne con quella classe
composta da muri bianchi, sterili senza anima
e pensare che era un vecchio convento
dove preghiere si erano innalzate
epifannie avevano bruciato l'anima dei monaci
e chissá quale tentazioni fustigate,
per fortuna avevo il mio walkman
con gli alphaville a palla
il mio rifugio
il mio mondo
il mio posto sicuro in giro per l'universo.
I voti aumentarono leggermente
e quell'anno avrei preso solo una materia al massimo 2
tanto non avrei comunque avuto tempo per studiare
o soldi per le ripetizioni
preferivo comprarmi vestiti e trucchi piuttosto
io in estate dovevo lavorare mentre tutti gli altri
erano al mare.
Un giorno di maggio
dopo la gita, alla quale non partecipai
di ritorno a casa mia madre mi accolse
con viso serio, o forse era tristezza
mi consegnó la cartolina che i miei compagni
mi avevano spedito dalla gita
tassata, senza francobolli
una punizione, mi dissero il giorno dopo,  per non essere andata in gita.
Che sapevano loro del dolore che provai dentro
una punizione mi dissero, ed ancora sento quella voce,
come se il destino e la vita non mi avevano punito abbastanza
la famiglia stava andando a rotoli
e la solitudine marciava con tamburi di guerra
dentro al mio cuore
calpestando ogni piccolo fiore che cercava di nascere.
Quanto ancora mi avrebbero mortificata non lo sapevo
non glielo avrei permesso
cosí decisi
di non permettere a nessuno di ammaccare
la corazza che mi stavo costruendo addosso.
Tanto ero comunque da sola
tanto valeva agire come una solitaria e smettere di credere
ai falsi sorrisi dei compagni di classe.
Avevo le mie amicizie al di fuori di quella stanza
avevo i miei sogni
avevo me stessa
me stessa, non mi avrebbe deluso.
Molte primavere sono passate da quei tristi giorni
eppure certe cose fanno ancora male
quando tornano in mente.
La cartolina la bruciai l'inverno seguente
speranodo di bruciare con essa anche tutti quegli spettri
che occupavano i banchi intorno a me,
ben pochi si salvarono da quell'inferno Dantesco.


© Diana Mistera 15.10.2013


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