martedì 11 maggio 2021

NELLAMORE, DALLAMORTE

Era una tiepida giornata di Gennaio. Lux guardò il calendario, ricordando le parole del padre,  quando a Gennaio parlavano dei giorni della merla, uno scorcio di primavera in pieno inverno, perché i giorni della merla erano sempre caratterizzati da un tiepido sole caldo.

Decise di fare una passeggiata e raggiungere la chiesetta di legno  che da tanto tempo voleva visitare, costruita in un prato che si apriva proprio in mezzo al bosco. 

Arrivata a destinazione le sembrò proprio di entrare in un'altra dimensione, tanta era la pace e la tranquillità che emanava quel posto. Era senz'altro un posto usato per fare magia, intorno aveva ogni elemento: l'aria, la terra, il fuoco della griglia, tipico di posti del genere dove la gente andava a fare passeggiate per immergersi nella natura e come in molti parchi naturali finlandesi, la gente si fermava per mangiare, e l'acqua di uno dei tanti laghi che caratterizzavano quella parte della Finlandia. E lo spirito era in pace.

Prese il viale che portava alla porta e mentre camminava vide qualcosa luccicare nell'erba, si abbassò per vedere di cosa si trattasse, e vide un anello in argento.

Era antico di sicuro, lo prese e notò delle incisioni all'interno, pensò che fossero del, o della proprietaria/o, e pensò che di ritorno a casa sarebbe andata alla stazione della polizia per consegnarlo agli ufficiali e chiedere loro di fare un comunicato ufficiale, di sicuro chiunque fosse il proprietario o la proprietaria di quell'anello lo stava cercando per ogni dove. 

Ad uno sguardo più attento notò che era incisa una frase:

“Nellamore. Dallamorte.”  E come ogni donna farebbe, lo indossò; l'unico dito dove le stava perfettamente era l'anulare sinistro.

Sentì come una scossa elettrica attraversarle il corpo e perse i sensi. 

Al risveglio, si ritrovò nella stessa prateria ma non riconosceva tutto il resto intorno. 

Lux iniziò ad ansimare, dove era finita? Intorno era tutto nero, sembrava quasi fosse rinchiusa in una specie di sfera di cristallo, solo che fuori era il vuoto assoluto. Stava forse avendo un incubo? Si era forse improvvisamente addormentata nella radura? Si era elettro shockata  da sola, ma come? 

Ma no, ricordava che stava andando verso la chiesa e che nel viale aveva trovato un anello, lo stesso che adesso si trovava al suo dito anulare sinistro. Provò a toglierselo, ma invano. Non ci riuscì, come provava a levarlo, le bruciava la pelle. Anche i vestiti che indossava non erano più gli stessi.

Dove erano i suoi anfibi e i jeans? Indossava una veste candida, sembrava un abito da sposa, ma qualcosa non andava in quell'abito. Era stato come dimenticato, dimenticato addosso a lei. Accarezzò i pizzi della manica e pensò con il groppo in gola e in lacrime:

“Un amore dimenticato.”

Eppure il modo in cui era stato cucito, con cura e devozione dimostrava che, chi lo aveva fatto, aveva creduto in quello che simboleggiava. Come mai allora, la sua bellezza e sacralità era ingiallita? Era stato bianco una volta, Lux questo lo sapeva. Era stato cucito per un amore speciale, che però non si era dimostrato tale, per questo era invecchiato ed ingiallito addosso a lei.

Si sedette sconsolata sulla panca che era fuori dalla baita che era stata una chiesa prima. Forse era morta e quello era il limbo e chi aspetti nel limbo? Doveva fare i conti con i propri pensieri e le proprie azioni. Questo fai nel limbo.

Emil stava facendo trekking nel bosco.  Non aveva mai visitato quel luogo nonostante non fosse distante da casa sua, ma fra le tourné ed i dischi non si era mai dedicato profondamente alle passeggiate, se non in posti che già conosceva, ma una pandemia era esplosa e quindi tutto si era fermato. Costringendolo a fermarsi. E a lui non piaceva stare fermo, si sentiva prigioniero in quell'immobilità. Non poteva più viaggiare; di fare concerti non se ne parlava, era ancora troppo pericoloso, dato che un vaccino per quel dannato virus ancora non era stato trovato, così perché non approfittare? Infondo la sua filosofia di vita, da un po' di tempo era diventata quella di vivere nel momento  e se l'Universo aveva spedito una pandemia, aveva avuto le sue ragioni, e per lui ritirarsi un po' dalle scene non sarebbe stato poi così male. Certo si era tenuto occupato, era stato come la formica, che fa le scorte per l'inverno, aveva lavorato molto. Troppo. Aveva sfornato nuova musica, nuove collaborazioni, un nuovo libro e persino una sceneggiatura per un film horror.

Si nascondeva dietro al fatto che doveva essere attivo per raccogliere, quando in realtà lo aveva fatto per non sentire la pesantezza del cuore. La pesantezza di quella solitudine che aveva deciso di avere, forse perché non si sentiva degno di quell'amore che dentro di se aveva sempre creduto esistere, ma non per lui, perché amare in modo così profondo significava anche esporre la propria vulnerabilità, e ogni volta che aveva abbassato le difese, il muro che si era costruito negli anni intorno, aveva sofferto.

Aveva approfittato di quella tiepida giornata di maggio per addentrasi in quel boschetto che da tanto desiderava esplorare. Sentiva che alcune cose stavano cambiando anche dentro di se. 

Oltre alle passeggiate in posti ancora da esplorare, la pandemia aveva reso possibile fare un lavoro di introspezione. Le passeggiate lo aiutavano anche a fare questo. Doveva pure guarire, doveva rompere quei limiti che si era imposto e forse adesso era pronto a farlo.

Camminava ascoltando il canto degli uccelli, stando anche attento a non disturbare qualche serpente. Era primavera e si erano svegliati anche loro. Si era attrezzato bene, aveva gli anfibi e nello zaino anche il kit di emergenza in caso di uno sfortunato incontro con una vipera. 

Intravide da lontano una specie di rifugio. Quelli che incontri nei parchi protetti, per gli esploratori o gli amanti di trekking, per riposare, in caso di pioggia o neve, magari rifugiarsi ed accendere un bel fuoco, o semplicemente per mangiare qualcosa di caldo, fermarsi mentre tutto, altrove, è ancora in un movimento frenetico. Perché non approfittare? Infondo aveva camminato per ore. Poteva permettersi una pausa.

Man mano che si avvicinava, notò che non era proprio un rifugio, era una baita ed era abitata. 

Una signora sedeva sul tavolo fuori. Sembrava una strega in tutto e per tutto. Sul tavolo aveva la sfera di cristallo, circondata da dei tarocchi. 

Aveva un turbante di seta rossa, indossava braccialetti  e collane con vari  cristalli. Ne riconobbe diversi perché Emil si interessava di magia da anni ormai. Conosceva le varie proprietà di ogni cristallo che vide indossato dalla strega. Sulla porta dello chalet erano acchiappa sogni e teschi di renna. Non era facile incontrare una strega del nord di questi tempi, ma li stava seduta e lo stava invitando a sedersi davanti a lei. 

La donna sorrise invitante, ad uno sguardo più attento era molto sensuale pensò Emil. Nella triade di Ecate sarebbe stata la fase della Donna, poco prima di diventare la Crone.

Aveva delle forme abbondanti. La tunica bianca aveva una bella scollatura ed i seni una bella forma. Era l'immagine della fertilità, della femminilità, della Madre. Emil ne era attratto, molto attratto.

“Scegli una carta” disse la  strega. 

Emil era titubante, l'incantatrice continuò “Dai coraggio, le mie carte non hanno ancora ucciso nessuno...”

Emil prese una carta e quando la cartomante la girò era l'Asso di Coppe. Emil sapeva benissimo il significato di quella carta, fra quelle del mazzo dei tarocchi, era quello che aveva sempre temuto. 

La strega sorrise sensualmente e continuò:

“Scegline un'altra...”

La seconda carta che uscì fu quella della Morte.

“...e un'ultima”

La terza ed ultima carta che scelse fu quella Del Mago. 

La strega aveva a qual punto un sorriso consapevole, e disse ancora:

“Dimmi viandante...cosa vedi nella mia sfera di cristallo? Mi vedi? Chi e cosa vedi ogni notte prima di addormentarti? Vedi Amore o Morte?”

Emil guardò la sfera, e come era successo a Lux, fu risucchiato all'interno.

Come Lux si ritrovò di fronte allo stesso edificio, come Lux, era dentro la sfera di cristallo e intorno era il vuoto. 

Era confuso, pensó che la strega gli avesse fatto un qualche incantesimo, e ben presto realizzò di non essere solo.

Si diresse verso l'edificio e notò una donna vestita di bianco seduta sulla panca. 

La donna alzò lo sguardo su Emil. 

Era forse arrivato finalmente l'angelo che l'avrebbe portata via da quel limbo?Ne aveva tutte le sembianze. Era finalmente giunto il momento di tornare a casa?

L'anello al dito di Lux emanò un fascio di luce che si alzò verso un punto preciso della sfera, rompendola. 

Emil si avvicinò a lei con il forte impulso di stringerla se. E guardandola intensamente negli occhi disse:

“Si è sempre trattato di te.”

Le sue braccia avvolsero i fianchi della donna, entrambi ascesero. 

Quello che era sembrato loro il vuoto, in realtà era l'Universo, che li accolse nella loro forma più divina. 

“Nellamore, Dallamorte” entrambi sussurrarono prima di sigillare il loro destino con un bacio.


© Diana Mistera 11.05.20121

©picture  Diana Mistera Helsinki 2020







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