eccomi con una nuova presentazione per la DARKZONE:
GIANLUCA GIUSTI.
Nasce nel 1964, è un informatore scientifico per il farmaco, ed é autore e scrittore per passione.
Gianluca é alla sua quinta pubblicazione, ed alla seconda pubblicazione con la casa editrice
LA CARAVELLA EDIZIONI, con la quale ha pubblicato anche CUBA: ISTRUZIONI PER L
USO.
Sinossi:
Un
uomo che si muove nelle strade di una città per una settimana. La
sua città. Una descrizione magistrale, dove il cammino alterna
riflessioni profonde a fatti di vita vissuta; uno stop and go che ti
segue rigo dopo rigo, pagina dopo pagina. Un saliscendi nelle
increspature di una anima tormentata che sprofonda in una soluzione
che non arriva. Ma quale sarà la ragione della sua angoscia e perché
il tormento affligge il protagonista? Chi lo segue come un’ombra e
perché, è lì con lui? Per scoprirlo serve arrivare alla fine,
passando dal suo ritmo serrato, ironico e avvincente al termine del
quale arriverà puntuale, la sorpresa finale.
Ma lasciamo la parole all'autore CON LA DARKINTERVISTA:
Lasciamo la parola all’autore:
- Perché una lettrice o un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?
Per prima cosa
salutiamoli i lettori che comunque leggeranno questa intervista.
Perché con Sono fermo, mi muovo hanno la possibilità di immergersi
in un vero e proprio esperimento letterario. Unico nel suo genere. Lo
ha definito così Elena Gonnelli, che ho avuto il piacere di avere
come moderatrice ad una mia presentazione e ora più che mai ne
condivido il termine. Un modo nuovo per conoscere una città, la sua
storia e i suoi dintorni ma non attraverso la classica guida
turistica stantia e fredda con i posti da vedere uno in fila
all’altro, ma grazie a un racconto super originale.
- Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Di innovativo c’è la forma di
scrivere che non ha uno stile ufficiale e consolidato. Questo mia ha
permesso di tirare dentro il lettore come fosse nelle strade insieme
a me, di camminare insieme a me, di guardare dove guardo io e come
spero, di vedere quello che vedo io. Ci diamo del tu e ci parliamo
come fossimo veramente insieme. Io credo che tra autore e lettore non
debba esserci separazione ma grande unione e complicità. Io sono per
prima cosa un lettore e devo trovare empatia e condivisione con chi
scrive, allora lo seguo e ho molte più possibilità di portare a
termine il libro. Quello che chiedo a chi scrive, cerco a mia volta
di darlo, scrivendo. Con la tradizione forse il racconto che non
passa mai di modo e l’idea di farmi accompagnare da un personaggio
un po’ strambo che tra poco vi descriverò brevemente.
- Che cosa ti ha spinto a scrivere?
Da saggista quale sono in origine la
voglia di smontare tutta una serie di bufale che vanno dal
paranormale, passando per gli oroscopi, gli Ufo, i presunti poteri
della mente fino a gli immancabili complotti di tutti i tipi. Con
questo naturalmente ognuno è libero di credere a quello che vuole,
io faccio solo un po’ il guastafeste.
- Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
Com’è giusto che sia non posso
prendermi la paternità di quello che non è mio. L’idea mi è
stata suggerita da Silvia Motroni, consigliere comunale e amica
personale, che mi ha telefonato chiedendomi di scrivere “qualcosa”
sulla città. La difficoltà è stata trasformare quel “qualcosa”
in una forma che potesse attirare il lettore per indurlo scoprire le
tante meraviglie che la nostra città (pur nel suo piccolo), è in
grado di offrire. Quello che ho scartato da subito, e come già
detto, è stata l’opzione, guida turistica. Il problema però è
che io sono un saggista e non un romanziere, quindi che fare?
L’ispirazione è stata quella di fare un giro particolare tra le
nostre strade accompagnato da un Virgilio molto “fuori dagli
schemi” che desse vivacità alla storia. Per dare un’idea al
lettore, Wilson, che appunto mi accompagna, ha una caratterista che
rende tutto molto ironico e surreale: non lo vede nessuno eccetto me,
non parla con nessuno e neanche con me ma posso assicurare che
vivacizza molto, dall’inizio alla fine.
La dott.ssa Silvia Motroni, ci tengo a
dirlo, mi ha concesso il privilegio di scrivere la prefazione
- Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
Ho un lavoro da portare avanti quindi
scrivo nel tempo libero, la sera per esempio invece di guardare la
trecentesima puntata di Don Matteo, scrivo un po’. Poi ovviamente
nel week end e altri momenti similari. Cerco di essere più continuo
possibile magari prendendo appunti sull’Ipad ma anche sul
tovagliolo del bar dove pranzo al volo. Di solito però, e questo è
una costante, ritorno sopra la bozza di base con nuove idee,
aggiunte, cose da cambiare. Mi capita spesso la notte di svegliarmi
perché mi è venuto in mente cosa scrivere di nuovo e cosa cambiare.
A un certo punto gli editori devono togliermi il manoscritto dalle
mani sennò non finiamo più.
- Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Cerco quando possibile di farmi aiutare
a chi ne sa più di me. Da solo uso i social naturalmente, che ormai
muovo il mondo, poi il mio sito e le presentazioni. Quello che fa la
differenza però, credo sia il passaparola dei blog più accreditati.
Le blogger in particolare sono molto influenti, una loro parola può
cambiare tante cose. A loro voglio cercare di arrivare, con umiltà
ma anche con la consapevolezza di aver scritto un libro diverso,
ironico e molto divertente.
- (perché la scelta del self publishing?) se lo sei
Non lo sono ancora ma è una strada che
vorrei poter intraprendere anche per avere un confronto con
l’editoria standard.
- Progetti per il futuro?
Un anno sabbatico di almeno dieci anni.
Non lo, a parte gli scherzi. Ho scritto cinque libri in pochi anni e
devo trovare oltre che il tempo anche le idee, non è facile
progettare in continuazione. Posso invece tornare alla lettura, visto
che leggere fa sempre un gran bene.
- Tre persone da ringraziare
Monica Fava, la mia prima editrice che
mi ha permesso di conoscere questo mondo e dandomi fiducia, di farmi
partire
Mia moglie Julia che condivide tutto
con me ed è la mia prima fan
E Silvia Motroni senza la quale
quest’ultimo libro non sarebbe mai nato.
ESTRATTI:
Estratto 1:
Riprendo
a muovermi, e
mentre
mi muovo cammino, sfiorando le cose. Hai presente
quando
si sfiorano delicatamente quelle eleganti tende fatte
in
tubuli di cristallo colorati? Quelle che quando le tocchi
non
fanno rumore ma suonano. Io faccio lo stesso.
Tengo
la sinistra mentre avanzo lentamente.
Estratto 2
Primo
capitolo lunedì: strane regole d’ingaggio
Da
una parte l’antico portone, di fronte a me il circolo del tennis e,
a
fare la guardia lassù, Montecatini Alto, la nostra frazione
medievale.
Sembra sorgere su un catino rovesciato e sopra
le
nostre teste sorveglia non solo la città ma tutta la valle.
Il
borgo ha una caratteristica: hai presente quei quadri tipo
la
Gioconda o i cartelloni del cinema dove la figura ritratta
sembra
che ti segua con lo sguardo quando la osservi da
diverse
angolazioni? Qui succede la stessa cosa. Ovunque tu
sia,
vedi sempre Montecatini Alto. Ti segue, ti accompagna
e
ti ricorda che sei in un posto speciale.
Estratto 3:
Secondo
capitolo martedì: dove tutto comincia
È
quasi sera ed è tutto molto bello.
La
Basilica si prepara per la messa serale. Il via vai
Ma
a un certo punto succede qualcosa di strano. Wilson si
allontana
discretamente. Cala il silenzio, le persone scompaiono
e
una luce incredibile prende possesso di tutto. Senza
abbagliare,
senza dare fastidio alcuno, riempie lo spazio
circostante
di una fenomenale tranquillità; la temperatura si
alza.
Per quanto stravagante sia, questa nuova e inaspettata
condizione
non mi fa paura, anzi il contrario; c’è solo una
forza
potente che comincia a farsi strada: devo chiudere gli
occhi.
Non posso vincerla quindi non mi oppongo, chiudo
gli
occhi e mi rilasso, fatto questo mi sento ancora meglio.
Sono
fermo, ben piantato a terra a gambe divaricate, resto
in
attesa, qualcosa dovrà pur succedere. Se c’è da aspettare
aspetto,
tanto non ho nessuna fretta. E qualcosa succede.
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