Ciao a tutti,
eccomi tornata con una nuova presentazione.
Oggi vi parlo di Francesca Noto e il suo libro ; IL SEGNO DELLA TEMPESTA.
Francesca Noto è giornalista e
traduttrice di romanzi e riviste.
Appassionata di heroic fantasy, scherma
medievale, equitazione, giochi di ruolo e videogiochi fin da bambina, è
stata caporedattrice del magazine “Pokémon Mania”, nonché docente
di Game design allo IED di Roma.
Il suo lavoro e i suoi interessi l’hanno
spesso condotta all’estero, in particolare negli Stati Uniti, paese a cui è molto
legata.
Il libro
Lea Schneider ha un dono, o forse una
maledizione. Riesce a percepire con impressionante chiarezza le emozioni
altrui. È sempre stato un fardello complicato da gestire, in grado di
trasformare la sua adolescenza in un inferno.
In preda a strani sogni
premonitori, Lea fugge verso la regione più selvaggia della Florida, dove è stata
concepita vent'anni prima. Ciò che non sa è che quel viaggio ‒
come il suo dono ‒ fa parte di un
disegno più grande.
Chi è Sven, il
ragazzo senza un passato e dotato di capacità ben più potenti delle sue?
Nuove forze scoprono le carte di una partita antica, di cui i due giovani
sono il fulcro.
Lea e Sven si troveranno nel mezzo del
conflitto tra i Waerne, antichi guardiani della nostra realtà, e i
Fjandar, asserviti a esseri che di questo universo non fanno parte, ma che
diverse volte hanno interferito con le sue sorti.
Mentre un portale tra i mondi
rischia di essere profanato, Lea dovrà trovare il coraggio di guardarsi dentro
e affrontare le proprie paure. Intanto, Ragnarök, il crepuscolo del
mondo, si avvicina...
ESTRATTI:
«È
finita. Avresti dovuto pensarci prima. Avresti dovuto scegliere con
più astuzia da che parte stare, e non puoi dire che non ti abbia
avvertito. Ma sei solo... e morirai da solo, Valoisa, con la runa di
Thurs incisa sul cuore. Questo è il tuo wyrd». La sua voce era come
mercurio, liquida, cromata, veleno concentrato in ogni sillaba che
pronunciava.
«Vai
all’inferno...», ebbe la forza di pronunciare, inghiottendo una
boccata di sangue. Parole appena udibili, che si persero in un debole
rantolo. «Questo è il tuo wyrd, figlio di puttana!».
«Certo,
tu comincia pure a mostrarmi la strada, intanto», ribatté l’altro,
con una bassa risata malevola. «Perché Valoisa muore stanotte».
L’uomo
sollevò la mano. Stringeva qualcosa nel pugno, qualcosa di allungato
e scintillante. Era il bagliore dei lampi, o la sua mano a brillare
di una sinistra aura opalina? Non ebbe il tempo di chiederselo. Vide
il braccio di lui fermarsi all’apice, e poi calare in un affondo
violento. Sentì la punta metallica piantarglisi nel petto, penetrare
sopra la clavicola sinistra, inchiodandolo al suolo. Sgranò gli
occhi, inarcando la schiena in un movimento convulso, mentre quello
che aveva creduto il limite massimo del dolore raggiungeva un livello
nuovo, proiettandolo in un baratro ancora più profondo. Fu allora,
fissando con i propri occhi sconvolti quelli del suo avversario, che
comprese che, per quanto potesse sembrare impossibile, la sua
sofferenza era soltanto all’inizio.
Scoprì
in quel momento che era ancora in grado di urlare.
Rialzò il viso verso di lui, e lo vide sorridere. Quando le loro labbra si incontrarono, non fu come quella prima confusa volta a Key West, un indugiare inconsapevole in un desiderio che era rimasto tale senza concretizzarsi. Per un attimo si guardarono negli occhi, poi Lea serrò le palpebre e si lasciò andare alle sensazioni. Giù ogni barriera, accogliendo le emozioni di lui come se fossero le proprie. Gli strinse le braccia al collo e dischiuse le labbra, desiderando un contatto più profondo e sensuale. Il suo sapore era quello che aveva sempre immaginato, mentre le loro lingue si trovavano, intrecciandosi in una danza selvatica e istintiva, come se in quel bacio si fossero ritrovati dopo un’eternità, una volta di più.
Sentì
le sue grandi mani nervose accarezzarle il busto e insinuarsi con
dolcezza sotto la t-shirt, sfiorando la pelle nuda, tracciandovi
sopra spirali lievi, delicate e potenti al tempo stesso. E non ebbe
neanche il tempo di capire se le sensazioni che provava, e quel
desiderio caldo come un falò sotto un cielo estivo, appartenessero
soltanto a lei o fossero intrecciati a ciò che provava lui. Sapeva
però di non essersi mai sentita così, tra le braccia di un uomo.
Allora lasciò che accadesse. E che Sven la riconducesse a casa.
«Lo
ricordi, vero?», incalzò in quel momento Julma, facendo un passo
avanti. I suoi occhi erano abissi di un’oscurità insondabile. La
forza della sua mente continuava a inchiodarlo sul posto,
prospettandogli possibilità inattese. «Ti hanno temuto, scacciato.
Ucciso. Gli uomini hanno paura di chi è diverso, di chi è potente.
Hanno avuto paura perfino dei tuoi miracoli». Un altro passo. Le sue
mani sembravano scintillare come d’acciaio cromato. «Eri tu. Sei
sempre stato tu, in mille vite prima di queste, il rinnegato che
hanno colpito con sassi e bastoni, il martire bruciato sul rogo.
Valoisa, colui che porta la luce. Ma non la vogliono, la tua luce,
non nel modo in cui hai sempre pensato. È questa l’umanità che
vuoi proteggere? È questa la gente che merita il tuo perdono?».
La
pressione si fece insopportabile. Sven rialzò lo sguardo in quello
vorticante di oscurità dell’altro. Arricciò le labbra, scoprendo
i denti serrati in una smorfia selvatica. «Ci sei sempre stato tu,
dietro alle loro paure», dichiarò, la voce così bassa e profonda
da sembrare essa stessa il brontolio cupo del tuono.
E
quella voce si levò in un ruggito: «Ci sono sempre stato io, a
vegliare sui loro incubi».
Link Acquisto: Francesca Noto- IL SEGNO DELLA TEMPESTA
Buona lettura!!!
Diana
Mistera
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