Era una giornata di autunno.
Fuori le foglie avevano iniziato ad
ingiallirsi, le temperature ad abbassarsi e le giornate ad
accorciarsi. Ma c’era il sole.
Fra una settimana sarebbe iniziata la
stagione degli affitti. Avevamo deciso di affittare la casa ai
vacanzieri.
Sapevo che il periodo più richiesto
sarebbe stato proprio inizio di autunno e primavera/estate.
Era una sensazione nuova per me questa
e come sempre ero divisa in due. Da un lato l’attaccamento alla mia
casa, ai miei ricordi, alla mia vita li. Dall'altro, la
consapevolezza che vivendo in Finlandia, l’idea di affittarla, mi
era sembrata la più giusta. Mio fratello, anche se era stato assente
per venti anni da quell'abitazione e dalla nostra vita, aveva avuto
una buona idea e l’avevo abbracciata con entusiasmo, fino al
momento in cui, la mia vita li, iniziò ad accumularsi in scatoloni
che lentamente venivano trasferiti nella soffitta, e di me, non
rimaneva più nulla: solo il nome Diana , scritto sul nastro adesivo
dei medesimi. E di te, babbo, ancora meno.
Dopo la vendemmia si inizia la raccolta
delle olive e quindi Ottobre è il periodo dell’olio buono, della
bruschetta con l’aglio...chissà se questi vacanzieri capiranno
queste cose? Chissà se approfitteranno del Treno Natura, prima della
sospensione invernale, o se andranno a visitare un frantoio, dove
potrebbero assaggiare il miglior olio della loro vita; vederlo uscire
con quel colore dorato dalle macine...Chissá...
L’autunno porta con se le
caldarroste. Le castagne , e le scampagnate che facevamo quando ero
piccolo al Vivo D’Orcia per raccoglierle. L’autunno porta con se
il castagnaccio. Lo facevi sempre in questo periodo.
Sono passati 3 mesi dalla tua morte ed
ancora faccio fatica a pensare alla mia vita senza di te. E faccio
fatica a staccarmi dalla casa che abbiamo diviso in questi ultimi 20
anni fra momenti belli e momenti brutti. Fra risate e nervosismi. Fra
silenzi che parlavano più di una normale conversazione. Fra piccole
soddisfazioni e sacrifici.
È casa mia. E vedo un albero al quale
sono state estirpate le radici, e non so ancora, se l’albero in
questione sono io o la casa.
Il giorno che l’ospedale mi chiamò
per dirmi che eri deceduto, mi sembra lontanissimo, è come se la
linea del tempo in cui mi trovo si sia sospesa, fermata
all'improvviso nonostante il trascorrere dei giorni, delle settimane,
dei mesi.
Penso che sia proprio per questo che
stanotte ti ho sognato babbo.
So che era semplicemente un sogno. La
percepisco bene la differenza, l’ho sempre percepita bene la
differenza fra sogno e contatto. Lo sai anche tu adesso che posso
sentirti quando vieni, e ti vedo, e parliamo nonostante sei impegnato
a fare chissà quali conti...
Così stanotte ti ho visto seduto al
tavolo di cucina. La sigaretta in mano. La tazza del caffellatte di
fronte a te ed i biscotti. Ed era proprio Ottobre. Avevi la vestaglia
blu che non volevi buttare via nonostante il tempo e le sigarette
avevano lasciato il loro marchio, sorridevi, dalla vecchia stufa
percepivo il calore, la legna scoppiettava. Alla sera in Ottobre
l’accendevi sempre perché dopo una giornata di lavoro al freddo,
era bello tornare al torpore di casa e della stufa, ed io ti ho
detto:
“Ma
allora sei qui...che facciamo adesso? I primi vacanzieri arriveranno
fra una settimana...”
Continui a sorridere. Mi rendo conto
che sto parlando ad un riflesso statico, che sto conversando con un
ricordo e piangendo continuo:
“No
non sei qui...ti ho sepolto 3 mesi fa. La cucina è vuota... al
tavolo non è seduto nessuno...Non c’è più il caffellatte, non ci
sono più i biscotti, il castagnaccio, le caldarroste, il torpore
della stufa...
I vacanzieri stanno per arrivare.
Ogni mio ricordo vivo in quella casa, è
stato spazzato via da una spennellata...lasciando dentro di me un
vuoto terribile, insopportabile con il quale sono costretta a
convivere.
© Diana Mistera 11.10.2016
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