Recensione:
Diana Mistera
Inizio
questa recensione dicendo che questo libro è fra le mie letture
preferite del 2015.
Ci
ho impiegato più del dovuto a leggerlo, un po' per mancanza di tempo
un po' perché non era un libro che volevo leggere alla leggera.
Quindi nel momento in cui mi immergevo nelle pagine volevo farlo in
modo totale.
Come
già si legge dalla sinossi è una lunga fiaba che si snoda in dodici
passaggi simboleggiati da dodici porte che si trovano all'interno di
una casa particolare, abitata dal una misteriosa donna accompagnata
da un gatto assorbi pensieri e da una creatura magica con una voce
bellissima. La storia inizia con una terribile violenza sulla
protagonista. Un trauma che cercherà di superare con l'aiuto della
famiglia, ma quando si troverà faccia a faccia con il suo
carnefice,Lunar capirà che non può farcela da sola ed andrà alla
casa in cerca di aiuto.
La
guarigione di Lunar avverrà attraverso le prove che si nascondono
dietro a queste dodici porte.
Amo
la psicologia, soprattutto quella Junghiana, quindi quando ho
incontrato la casa, ho subito pensato ai sogni che spesso ho di una
casa e che so simboleggiare la mia psiche, la mia persona, quindi ho
letto questo libro in chiave psicologica e mi complimento con
l'autrice perché ha fatto un buonissimo lavoro.
Andando
avanti con la lettura, il secondo simbolismo che mi ha colpito in
questo libro è stato quello della Loba. Anni fa avevo letto Donne
che corrono con i Lupi di Clarissa
Pinkola Estés e
quindi la simbologia della Loba, l'ho incontrata per la prima volta
in quel contesto ed ho notato con piacere che l'autrice aveva letto
questo libro e che ne era stata colpita come lo sono stata io. La
Loba infatti è il Lupo. La Lupa in questo caso, che simboleggia la
psiche della donna, la parte selvaggia della donna la parte più
naturale istintiva ed ancestrale, quella della sopravvivenza ed allo
stesso tempo la guida attraverso le difficoltà. Infatti, è sempre
la Loba a condurre davanti ad ogni porta Lunar ed a spiegarle la sua
missione. Dietro a queste dodici porte, vivono delle creature
magiche. Ed è in questo contesto che incontriamo la struttura
fiabesca della trama.
Incontriamo
rane e topi parlanti, salamandre, foletti, elfi, e tutte le creature
magiche che conosciamo dai classici. Non sono riuscita a fare a meno
di pensare a Il Gatto dello Cheshire, di Alice nel paese delle
Meraviglie, nel momento in cui al cammino di Lunar si unirà il
Gatto assorbi pensieri Sigfrido, che la guiderà nella missione più
importante: salvare la regina Astarta.
Così
come Alma mi ha ricordato il Brucaliffo, sempre di Alice nel Paese
delle Meraviglie, che rimane comunque uno dei miei libri preferiti.
L'autrice
è riuscita ad amalgamare in questi personaggi tutti gli stadi del
diventare adulto e lo ha fatto partendo da un trauma. Persino la
struttura dei cattivi è sorprendente e piena di sorprese.
Ho
amato questa lettura. Ho amato la simbologia e ammiro l'immaginazione
e la creatività di Daisy Franchetto, perché non è un impresa
facile riuscire ad amalgamare queste cose senza fare degli scivoloni
che potrebbero far storcere il naso a chi come me, ha letto il libro
anche da un punto di vista psicologico e non solo come un fantasy.
L'autrice questi scivoloni non li ha avuti.
La
scrittura non manca di piccoli errori di battitura, che comunque non
intaccano la lettura che scorre in modo molto armonico, con
descrizioni dettagliate che fanno si che il lettore veda quello che
sta leggendo, ed io amo sempre questo effetto nei libri, perché,
secondo me, se si riesce a vedere le immagini create dall'uso delle
parole, vuol dire che il libro è scritto bene.
Ogni
personaggio si incastra bene nel contesto della storia e nulla sembra
essere stato messo li per forza. Ogni personaggio entra nella storia
nel momento in cui deve entrare e non mancano le sorprese. Il finale
aperto lascia presagire un seguito.
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