giovedì 14 febbraio 2013

IN THE PLEASURE GROOVE: LOVE, DEATH AND DURAN DURAN - John Taylor-

Recensione Diana Mistera


I Duran Duran sono stati il simbolo dei giovani della mia epoca, quindi appena ho scoperto che John Taylor aveva scritto una propria biografia, l'ho subito desiderata.
Perché John Taylor e non Andy Taylor, che l'ha scritta prima di lui?
Semplicemente perché insieme ai poster di Marian Gold, nel muro della mia cameretta erano quelli di John; perché mi presentai dalla parrucchiera all'etá di 15 anni con la foto di John chiedendo di farmi la stessa accocciatura; perché alle varie fiere cercavo meticolosamente i braccialetti di gomma neri perché li aveva lui al braccio; perché fra tutti i Duran Duran era quello che mi piaceva.

Insieme ai dischi degli Alphaville, quelli dei Duran erano i piú ascoltati; dapprima nel vecchio giradischi anni '70 di mio padre, poi nello stereo piú moderno in camera mia.

Ricordo di essere stata la prima ad indossare la maglietta dei Duran Duran nel piccolo paesino toscano in cui vivevo, la prima ad indossare chiffon, la prima a collezionare qualsiasi cosa mi capitasse sotto gli occhi, in cui era il bel John.

Perché fui la pionera di molte cose? Perché mia mamma é inglese ed in quel periodo ho speso molte estati in Inghilterra dai nonni che abitavano a Dorset e dalle zie che stavano a Londra e proprio in Inghilterra comprai tutti i dischi, fino ad Arena, dei Duran Duran, che trasferii in cassette da portare sempre con me nel walkman, altra icona degli indimenticabili anni '80.

Ma parliamo del libro senza perdersi nella malinconia; cosa mi é piaciuto di IN THE PLASURE GROOVE: LOVE, DEATH, AND DURAN DURAN?
Innanzitutto la descrizione dei suoi primi anni,quando poco piú che teenager giá mostrava un forte interesse per la musica, le domeniche trascorse in famiglia ad ascoltare i vecchi dischi o in camera ad ascoltare le radio pirata.
Mi é piaciuto il descrivere la casa dei suoi genitori, la Ford del padre; tutte cose che a me sono molto familiari perché mi ricordano la casa dei miei nonni inglesi e la Ford marrone di mio nonno.
Andando avanti la lettura si fa molto piú intrigante perché scopri che anche lui era un fan di molti artisti di cui imitava il look, anche lui trascorreva ore nei negozi di dischi a cercare le novitá, proprio come facevo io; scoprire il ragazzo dietro all'icona con tutti i suoi difetti,l'uomo con le sue paranoie, l'ascensione, la caduta, la rinascita.

Non nascondo che qua e la sono uscite delle lacrimuccie, perché per me che lo vedevo sempre sorridente nei video o nei posters, era impossibile pensare quello che invece c'era dietro, immaginare il ragazzo, le costrizioni a causa del delirio delle fans, la superficialitá e l'egoismo di una persona che ha avuto tutto quello che desiderava, perdendo quindi il valore di tutto. Mi ha colpito la sua tenacia, che si vede tutt'oggi quando é sul palco a distanza di anni, si vede che ama suonare, ama quello che fa, non solo lui ma anche gli altri, una passione che nei gruppi famosi moderni non si vede, come raramente si vede anche il vero talento o la professionalitá.

Mi é piaciuto il suo esporsi senza veli, il raccontare della rehab, il demone che si celava dietro la sua faccia da angelo.
Le foto presenti all'interno del libro piú o meno in ogni capitolo sono davvero eccezionali ed uniche, ed il capitolo dedicato all'Italia mi ha onorata, anche se, io ero piccola quindi i Duran Duran li vidi in concerto in tv su rai 2.

Io, il libro l'ho praticamente divorato, ho assaporato ogni singola parola, mi sono immersa completamente in ogni capitolo. Non mi sono trovata d'accordo con i commenti di altri lettori che ho letto qua e la e che hanno affermato che la seconda parte del libro sembra scritta in fretta, secondo me i particolari su cui lui voleva soffermarsi sono stati affrontati molto bene ed approfonditi come dovevano essere approfonditi. La lettura é stata magnetica, mi sono dovuta imporre spesso di smettere per non divorarlo in una solo serata, dato che amo leggere prima di addormentarmi, nel silenzio della notte.

Adesso che ho concluso questa full immersion; l'icona si é frantumata lasciando il posto all'uomo ed il fatto che questa lettura l'ho fatta a 41 anni mi ha fatto apprezzare di piú questo suo mettersi a nudo, é risaputo; i fans divinizzano l'idolo, pensano che sia l'uomo o la donna perfetti, dimenticandosi che pure loro sono esseri umani ed affatto perfetti ed a 41 anni non puoi piú essere una fanatica esaltata e una lettura del genere diventa molto piú ammaliante.

Consiglio vivamente questo libro a chi ha semplicemente assistito a questo fenomeno attraverso i racconti dei genitori ed a tutti coloro che come me erano duraniani, ma che purtroppo non erano abbastanza grandi per vederli live proprio in quel periodo in cui Wild Boys divenne l'inno dei paninari; la nostra generazione ha aperto le porte a quelle future. Sono feliccissima di avere vissuto pienamente gli anni '80, con il delirio che ne seguí, con le lacrime che piangemmo quando a Sanremo Simon le Bon arrivó con il piede rotto presentato da Pippo Baudo e l'agonia che vivemmo quando Simon Le Bon ebbe l'incidente con la barca, nonostante ”amassimo” John Taylor, ecco, é proprio lui a raccontare cosa invece c'era dietro le scene, le luci, i servizi fotografici ed i video; la solitudine e le sue paranoie nonostante il successo.


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