con questo post do' inizio ad una nuova rubrica: Le interviste di Diana Mistera.
Ringrazio Francesca Noto per avermi fatto da cavia per questo esperimento.
L'idea di questa nuova rubrica è quella di intervistare l'autore / autrice, dopo che ho letto e recensito i loro libri, di modo da avere un'intervista piuttosto personalizzata sia per me che la faccio che per l'autore/autrice che risponde alle mie domande.
Se volete un intervista e ho recensito il vostro libro, potete contattarmi a diana.mistera@gmail.com
Ho letto e recensito il romanzo di debutto di Francesca Noto, IL SEGNO DELLA TEMPESTA. La mia recensione la trovate QUI.
Adesso ecco a voi l'intervista. Buona lettura.
INTERVISTA A FRANCESCA
NOTO, AUTRICE DEL ROMANZO FANTASY ROMANCE IL SEGNO DELLA TEMPESTA.
Ciao Francesca parlaci
un po' di te. Chi é Francesca Noto? Oltre a scrivere cosa fai?
Ciao, Diana, e
innanzitutto grazie di avermi accolto in questo spazio tutto nuovo!
😃
Chi è Francesca Noto, mi chiedi... Potrei dirti che sono una mamma a
tempo pieno, una traduttrice per professione e passione, un’amazzone
che ha cominciato ad andare a cavallo a 11 anni e non ha più smesso,
e una donna (mi sarebbe venuto istintivamente da scrivere “ragazza”,
anche se vado per 40...) che ogni giorno è fiera di lottare con il
coltello tra i denti per raggiungere e vivere i suoi sogni... ma con
il sorriso sulle labbra. Sempre.
Quando nasce la tua
passione per la scrittura?
In realtà è nata
molto presto, nella mia vita. Ho sempre amato leggere, da quando ho
scoperto che tutte quelle letterine messe insieme formavano
meravigliose storie... E presto ho compiuto il passo successivo: “E
se la scrivessi io, una storia?”. Il primo “romanzo”,
chiamiamolo così per gentilezza, è uscito fuori che avevo undici
anni. Potremmo definirlo un fantasy... (qui, se fossimo in una
sitcom, partirebbero probabilmente le risate di sottofondo!)
Perché hai scelto di
scrivere Fantasy?
Fondamentalmente
perché è un genere che mi permette di uscire dai confini stretti
della realtà e offrire ai lettori il messaggio che voglio dare in
modo più fantasioso. Da questo punto di vista, sebbene ami ogni
sottogenere del fantastico, è l’urban fantasy quello che sento più
nelle mie corde: si parte dalla realtà, ma poi ci si può giocare
stravolgendola a piacimento, e mettendoci dentro quello che si
desidera. Nel caso del mio esordio, per esempio, l’urban fantasy
“Il segno della tempesta”, c’è di mezzo la mitologia norrena,
di cui sono appassionata da sempre...
Che tipo di background
hai alle spalle?
Vediamo... Ho alle
spalle cinque anni di liceo classico (il mitico “Giulio Cesare”
di cui cantava Antonello Venditti negli anni ’80), una laurea in
archeologia che non mi è servita a molto ma mi ha fatto vivere
quattro anni tra i più belli della mia vita, un paio d’anni in una
casa editrice specializzata in riviste di videogiochi e quasi
vent’anni di traduzioni. L’esperienza come autrice è
recentissima, sebbene, come ti dicevo, abbia sempre scritto fin da
quando ero ragazzina. Ma scrivevo più che altro per me stessa, senza
poter immaginare che quel famoso “romanzo nel cassetto” che se ne
stava lì da dieci anni potesse un giorno fare il suo outing, per
così dire. E darmi tante soddisfazioni.
IL SEGNO DELLA
TEMPESTA è pubblicato da Astro Edizioni, ci dici come è nato questo
libro?
Come ho accennato,
“Il segno della tempesta” era un Libro nel Cassetto. Di quelli
che scrivi perché senti di doverlo fare, ma che non immagini avranno
mai i loro cinque minuti di gloria. Fatto sta che questo romanzo è
nato così, quasi per caso, nel lontano 2000, dopo un viaggio in
Florida. Volevo catturare quelle atmosfere suggestive, le sensazioni
che avevo provato, e un po’ di quello che sentivo io in quel
periodo, ancora molto incerta sulla strada da intraprendere. Tra una
cosa e l’altra, la prima stesura è finita nel 2006. E tutto si
sarebbe chiuso lì, se quasi dieci anni dopo, lavorando a tutt’altro
progetto con Francesca Costantino, la mia editrice, lei non avesse
scoperto che avevo un romanzo finito e mai pubblicato. L’ha letto,
ci ha visto delle potenzialità e ha creduto in me più di quanto non
ci credessi io stessa. L’abbiamo riscritto, a quel punto, e la
seconda stesura ha visto la luce ad aprile del 2016. Esordio al
Romics di quell’anno, tutto esaurito in un giorno: non ci volevo
credere!
Quale sono state
le difficoltà a cui sei andata incontro durante la stesura del
romanzo?
La prima stesura è
andata molto per conto suo: scrivevo solo per me e non ho avuto
grandi dubbi. La seconda è stata più complicata, sia per il fatto
che avevo molto meno tempo per scrivere (il lavoro come traduttrice e
due bambine piccole mi hanno portato a scrivere praticamente solo di
sera tardi e all’alba...), sia perché avevo tutt’altra visione
della storia e l’ho dovuta sistemare parecchio, aggiungendo
personaggi, approfondendo dei punti della trama e cambiando tanti
passaggi. Alla fine, del nucleo iniziale è rimasto ben poco, sebbene
si avverta ancora, secondo me, la stratificazione del lavoro (e non
so se sia un bene, ma è andata così!).
Ho letto e
recensito il tuo libro IL SEGNO DELLA TEMPESTA, vi ho trovato
elementi della mitologia Norrena, quando è nata in te la passione
per questi argomenti e perché?
Adoro la mitologia
norrena e credo di essermene iniziata a interessare studiando epica e
storia alle scuole medie. Ho letto l’Edda a quattordici anni e
credo che fosse l’epicità di quei racconti, la forza espressiva
drammatica di certi personaggi, e il messaggio finale di speranza che
davano: Ragnarök visto come una fine inevitabile, ma al tempo stesso
necessaria per l’inizio di un nuovo ciclo.
Quale è stato il
personaggio più difficile da strutturare ne IL SEGNO DELLA TEMPESTA?
Senza dubbio
l’antagonista, Niklas Laine. A molti lettori è piaciuto, il che mi
ha fatto piacere, considerando che invece io ero molto dubbiosa su di
lui; in tanti mi hanno detto che avrebbero voluto vederlo di più, e
maggiormente sviluppato. E lo so, me ne rendo conto: faccio tanta
fatica, io, con i “cattivi”, a differenza di molti altri! C’è
chi mi ha chiesto uno “spin-off” dedicato a lui... Chissà,
magari in futuro...
Quanto di
autobiografico c'è ne IL SEGNO DELLA TEMPESTA? Leggendo il tuo libro
ho pensato che senz'altro le Everglades ed il ranch siano elementi
che hai vissuto davvero. Mi sono sbagliata?
No, non ti sei
sbagliata! Il personaggio di Lea è parecchio autobiografico,
considerando che inizialmente avevo scritto il romanzo in prima
persona e dal suo punto di vista: era un’altra me che al tempo
aveva la mia stessa età e cercava il suo posto nel mondo. Adesso la
considero una specie di “sorellina minore” che quel posto, come
me, l’ha trovato. Le Everglades sono il luogo che più amo della
Florida, dove in effetti l’idea di questo romanzo è nata. E il
ranch... non esiste davvero, ma è, se vogliamo, la “summa” di
tutti i maneggi che ho frequentato nel corso della vita. O forse
quello che avrei messo su io, se ne avessi avuto la possibilità!
Ci vuoi svelare qualche
aneddoto?
A parte il fatto che
per tre mesi mi sono svegliata alle cinque pur di consegnarlo in
tempo (e sforando anche sulla data di consegna)? Be’, c’è anche
la buffa storia delle scene erotiche inesistenti... Insomma, secondo
la mia editrice nella prima stesura neanche si capiva se i
protagonisti consumavano... (“Francè, ma farlo capire un po’ di
più? Non dico tanto, eh...”). Su questa cosa ancora ci ridiamo, io
e Francesca, a tutte le fiere dove ci ritroviamo! Ah, per chi se lo
chiedesse, sì, il “problema” è stato (più o meno) risolto!
Progetti futuri? Vuoi
darci qualche anticipazione?
Volentieri! Chi mi
conosce lo sa, al momento sto lavorando alla stesura di un secondo
romanzo, che, se tutto va bene, dovrebbe vedere la luce a ottobre
2017. Al momento il working title è “I figli della tempesta”:
sarà ambientato nella stessa lore
del primo, ma con eventi e personaggi indipendenti, a una ventina
d’anni di distanza da quanto narrato nel primo romanzo, che
potrebbe diventarne una sorta di prologo. Comunque, ci tengo a
sottolineare che le due storie si potranno leggere indipendentemente
l’una dall’altra, con un arco narrativo autoconclusivo per
entrambe. Scriverlo mi sta divertendo molto, soprattutto grazie ai
due nuovi protagonisti, che questa volta sono due adolescenti,
Nathaniel e Winter. Vorrei solo avere un po’ più di tempo per
dedicarmici quanto meriterebbe!
Hai un messaggio per i
tuoi lettori?
Quello che ho voluto dare
anche nel mio romanzo: ognuno di noi è speciale; ognuno di noi è
qui in questo mondo per un motivo: e trovarlo, questo motivo,
equivale a trovare realizzazione e felicità. Ed è qualcosa per cui
è giusto lottare, trovando anche il coraggio di uscire dalla “zona
di comodo” per inseguire il proprio sogno. In fondo, io l’ho
fatto, e oggi, guardandomi alle spalle, ne sono felice.
Grazie per aver
partecipato a questa mia prima intervista. :)
Grazie a te della
bellissima ospitalità, Diana!
Note biografiche
autrice
Francesca
Noto,
classe 1977, nata e cresciuta a Roma, città dove tuttora vive con
il marito e le due figlie, si è laureata a 22 anni in lettere
antiche con indirizzo archeologico, ma subito dopo ha abbandonato le
sue velleità da Lara Croft per diventare giornalista e traduttrice
di romanzi e riviste. Appassionata di heroic fantasy, scherma
medievale, equitazione, giochi di ruolo e videogiochi
fin
da bambina, è stata caporedattrice del magazine Pokémon Mania
nonché docente di game design allo IED di Roma. Il suo lavoro e i
suoi interessi l’hanno spesso condotta all'estero, in particolare
negli Stati Uniti, paese a cui è molto legata. Il
segno della tempesta,
concepito nel periodo dell’università, abbandonato e ripreso più
volte e poi concluso in tempi più recenti, è il suo romanzo
d’esordio.
IL SEGNO DELLA TEMEPESTA LO TROVATE