Ciao a tutti,
oggi ho il piacere di presentarvi il primo libro di un autore esordiente di Lettere Animate:
Francesco di Giulio con il suo LA LIBERTÀ DEL PETTIROSSO.
SINOSSI
Ogni uomo nella propria vita ha un segreto dentro di se dal quale non può sfuggire. Un incubo reale che dimenticato in un angolo dell’anima vive latente nei pensieri e nelle emozioni controverse di una comunità che presto conoscerà il male oscuro. Cosa accadrebbe se a un tratto quell'oscurità, che alberga nel cuore di uomini corrotti, venisse rivelata? Siamo in un monastero medievale e temprati uomini di chiesa decidono inspiegabilmente di morire nei modi più atroci. Un luogo isolato su una rupe maligna, pergamene forgiate nell’inferno, monaci al cospetto del proprio destino. Fuoco, sangue e libertà. Può l’anima istintiva e pura di un bambino recluso redimerli dai loro peccati?
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Estratto 1:
Nell'anno del Signore 1107 tra la catena montuosa degli Appennini e le pianure del centro Italia,
nel cuore della penisola, le robuste mura e le temprate anime dell’Abbazia di Monte Gennaro
furono sconvolte da oscuri e drammatici avvenimenti, che da qui a poco rivelerò. Diabolici presagi,
suoni infernali, parole di morte, atti crudeli misero a dura prova le anime del monastero,
oscurando in una nera tenebra l’intelligenza e la fede di uomini devoti. Anime pie che non furono
in grado di comprendere. Il male si era insinuato nella casa del Signore. Il diavolo era tra noi. Per
i monaci della vecchia abbazia, la timorata fede in Dio vacillò, la paura e le tenebre presero
prepotentemente il posto della serenità e della pace. Nulla sarebbe stato più come prima e nulla
verrà mai dimenticato. Il mio compito è stato quello di non permettere di dimenticare, qui nello
scriptorium ho sacrificato la mia vita a Dio e con le mie mani ormai tremanti ed i miei occhi fin
troppo stanchi ho custodito, protetto e trascritto centinaia di sacre scritture e religiosi testi. In
questo lungo periodo ho avuto anche modo di scrivere in gran segreto questo libro a memoria
futura e come monito ai posteri, nel ricordo di chi decise di andarsene anzitempo. Questa è
l’ultima vera opera che andrò a fare nascere. L’ultimo libro che finirò di comporre.
Ma è anche il mio ultimo viaggio in questo mondo, pochi mesi da vivere mi rimangono. Il male ha
bussato alla mia porta e qui si trova nascosto il mio appuntamento con lui. Da pochi giorni ho
aperto anch'io il diabolico messaggio, ho peccato agli occhi del Signore e dei suoi figli, ho
compreso che è troppo tardi per pregare, ho appreso che non ho più tempo per chiedere la grazia.
Il momento sta arrivando deciso e prepotente. Tu che leggerai tali pagine che narrano vicende di
sangue, di odio e di disgrazia, comprenderai poco a poco, quanto la natura umana sia orribile,
demolitrice e maledettamente crudele. Con Amore e Fede, un umile servo del Signore.
Estratto 2:
La sua mente fece una sorta di rapido viaggio nel tempo, ricordava la sofferenza di ogni colpo e sapeva che meritava tutto ciò. Alzò lo sguardo e con decisione immerse le bende nell'olio che usava come cura. Una volta completamente imbevute, si strofinò sul corpo quelli stessi stracci di cotone. Appena compiuto questo gesto, appoggiò le bende in vari punti. Un paio ne mise sul collo, altre sulle spalle e sul dorso. Il petto anche fu accuratamente unto. Prese ancora l’unguento e la cera delle api sciolta e sé la pose sui capelli, sul viso in maniera abbondante. Aprì la porta della sua cella e con la mano sfilò la torcia dall'anello che la teneva ben salda al muro, poi richiuse la porta. Si trovava ora in mezzo alla cella con la torcia ad olio accesa nella sua mano destra. Prese dal letto il libro delle preghiere, al cui interno vi era stato inserito il biglietto che lo condannava alla fine dei suoi giorni. In contrapposizione a quelle pagine che esaltavano la vita e l'amore del Cristo, aveva inserito le mortali pergamene degli altri confratelli compagni di peccato. Fratelli malefici. Figli del demonio. Li aveva recuperati per portarli con sé nell'oblio. Chiuse gli occhi e chiese perdono per l’esistenza sbagliata che aveva condotto. Avvicinò la torcia infuocata al viso e prima ancora che toccasse il proprio volto una sfera di fuoco lo avvolse costringendolo ad inginocchiarsi. Subito gli venne meno l’ossigeno e mentre ardeva da solo nella propria cella l’ultimo 136 sguardo si posò sulla finestra dalla quale scorgeva il sole appena tramontato ed un piccolo gruppo di pettirossi stava facendo rientro sicuro al proprio nido. Cadde in terra esanime mentre le fiamme continuavano ad avvolgere il suo corpo unto dalla sostanza che per anni gli aveva alleviato ogni genere di dolore. In quel momento quelle stesso medicamento lo stava aiutando a morire liberandolo per sempre da quell'anima nera che viveva dentro di lui, e che ora con lui cessava di vivere.
Estratto 3:
Decise dunque di spingere la porta con entrambe le mani tenendo il crocefisso nel pugno destro. La aprì, e una volta dentro fu immediatamente accecato dalle prime luci del sole, la finestra era completamente aperta e fu allora che notò con stupore che il sacerdote non si trovava nel suo letto. Fece istintivamente un passo all’interno e mentre stava per chiamarlo un nodo in gola ed una stretta al petto lo bloccò! Sbarrò gli occhi mettendosi una mano sul cuore, così facendo gli cadde il crocifisso che si spezzò in due parti, questo era il segno premonitore di un profondo cambiamento che stava maturando proprio lì dinnanzi a lui. Nello stesso istante le gambe gli cedettero dal disorientamento e la sua bocca si fece immediatamente arida. Quello che stava vedendo non poteva essere vero, non era in grado di crederci. Il terrore e lo sgomento lo pervasero insieme ad un forte senso di incredulità. Il maestro di una vita, colui che rappresentava il suo padre adottivo si trovava a mezzo metro da terra con i piedi nudi che penzolavano e il collo era strozzato da un cappio legato alla trave della freddissima stanza. Il volto era bluastro, gli occhi sbarrati erano iniettati di sangue oramai rappreso. Il cadavere mosso lentamente dal vento dondolava al centro della cella allungando e restringendo la propria ombra sul volto incredulo e già piangente del giovane monaco. Fu in quell'istante preciso e crudele che la campana dell’abbazia iniziò a suonare. Frate Marzio non ebbe il coraggio di fare nulla, l’unico istinto che manifestò fu quello di inginocchiarsi e farsi il segno della croce. Il giovane monaco odiava la morte e la vista del cadavere lo paralizzò totalmente, quel momento fu per lui un simulacro delle vicende bibliche e apocalittiche, uno squarcio in una tela come se il male gli avesse inferto una feroce pugnalata. Preso da spavento e scosso da ciò che stava vivendo, abbassò lo sguardo, fu così che vide un oggetto bianco posto sul pavimento che attirò la sua attenzione. Si avvicinò carponi, come se alzarsi sarebbe stato poco rispettoso. Si trattava di un bigliettino, una piccola pergamena ingiallita ed arrotolata. Al centro era annodata da uno spago di canapa. Aprì quello strano foglio e leggendo quelle parole, il suo cuore sobbalzò ancora una volta per qualche istante, gli sembrò vividamente che una seconda pugnalata si fosse nuovamente conficcata fra le sue carni. Il biglietto era in latino antico ed enunciava questo: “Pater Bernardus, Scio quid feceris puero, si vis pacem sempiternam in armis auferet Dominus mundi salute, sic frui vita aeterna. Requiescant in pace.” Padre Bernardo, Sono a conoscenza di cosa hai fatto a quel bambino, se vuoi la pace eterna tra le braccia del Signore, togliti da questo mondo, salvati, solo così potrai godere di vita eterna. Riposa in pace.
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Allora? Vi ho incuriosito?
Per quanto mi riguarda , io ce l'ho fra i libri che leggerò a breve, quindi pubblicherò in questo blog, anche la mia recensione.
Buon weekend a tutti!