Osservano imprigionati
coprendo le carcassse lasciate dal tempo con dei fiori
per nascondere la propria vergogna
mentre tutto si riduce in cenere
e piangono
prigionieri dei loro stessi peccati
angeli ubriachi della loro stessa tristezza
piangono su quello che rimane del loro amore.
Disertati, condannati, scacciati
trasformati in deboli esseri
bannati dall'eternitá per sempre
con la malinconia negli occhi di quello che era
e non sará mai piú.
© Diana Mistera 23.11.2011
Dopo Wingless il mio viaggio continua...la scrittura é la mia vita e qui troverete tutto quello in cui saró coinvolta dai concorsi letterari, alle recensioni alle idee ed estratti dai miei nuovi lavori... Seguitemi non ve ne pentirete.
giovedì 24 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
BAMBOLE
C'era una volta un uomo che collezionava bambole e sogni.
Il motivo per cui lo facesse era un mistero, molti pensavano che fosse una qualche mania dettata dalla sua eccentricitá di artista, altri pensavano che usava le bambole per massaggiare il proprio ego, qualunque fosse la ragione era per lui una forte fonte di orgoglio.
Erano bambole non comuni, perché erano bambole con un anima, anche se lui non lo capiva; ne aveva tante e la collezione la rinnovava spesso; quando raggiunse la sottile linea dei 50 anni, la collezione subí un drastico cambiamento. Mentre in passato non sostituiva mai le bambole vecchie, a questa etá critica inizió a dimenticare e buttarle via, nella sua mente di bambino troppo cresciuto pensava che non ne aveva piú bisogno e smise di dedicare loro le sue pazienti cure. Non capí peró che stava facendo un gioco pericoloso. Le nuove bambole iniziarono a fare a gara a chi fra esse sarebbe stata la prima donna, colei a cui lui avrebbe mostrato piú attenzione delle altre, e cosí si fece strada una particolare bambola, che pur di avere le sue attenzioni inizió a lusingare il suo ego, parlare con lui di proposte che sapeva avrebbero trovato terreno fertile nella sua mente ormai persa nel mondo che si era creato intorno e lentamente le altre bambole rimasero nell'ombra. Mentre lui si sentiva un eterno giovane mentre speculava di filosofia, Parigi, progetti a lungo termine, facendo indovinelli e giochetti, che prontamente quella particolare bambola prendeva al volo per esporsi sempre di piú e di piú e per lusingarsi ad ogni stupiditá che lui diceva.
Nella collezione, lui aveva tenuto una delle vecchie bambole che guardava in silnzio lo spettacolo di pazzia, che lui aveva organizzato ed in cui lui faceva la parte del clown, osservava dove questo gioco li avrebbe portati entrambi, era una bambola saggia che era stata con lui sempre, anche quando ormai stufo, aveva gettato molte bambole nel dimenticatoio, lei era rimasta nel suo scaffale, perché lui amava giocarci, o almeno fin quando non era arrivata la nuova bambola.
La vecchia bambola scuoteva la testa e una di quelle notti in cui lo osservavano dormire le disse
” lo sai che prima o poi si stuferá anche di te...vero?”
"no che non si stuferá lo vedi anche tu che sono la sua preferita adesso, ho le carte giuste che lo terranno legato a me..."
"povera illusa, io lo conosco da piú tempo di te, se dico certe cose é perché lo so..vedi quella porta socchiusa nascosta nell'ombra?”
”si la vedo..”
” ecco li finirai con tutte le altre perché troverá una bambola piú interessante di te...lui é cosí é sempre stato cosí...”
”e tu perché ancora sei qui allora?”
” non lo so..probabilmente perché una volta l'ho lasciato per andare a cercare qualcuno che non si sarebbe stufato di me, qualcuno che con me avrebbe parlato e non solo giocato, qualcuno che vedesse al di la del viso di plastica sorridente sempre pronto ad assecondare i suoi desideri..fu lui che mi rivenne a cercare...mi tiene qui per ricordargli lo schiaffo che detti al suo orgoglio o probabilmente per vendicarsi..ma non gioca piú con me..perché io non glielo permetto.. non sono piú legata a lui come lo ero una volta, perché ho visto la sua vera faccia e su di me non ha piú nessun potere e quella porta che per te sará una tragedia quando ti getterá li..per me é una possibilitá verso la mia completa libertá..."
© Diana Mistera
Il motivo per cui lo facesse era un mistero, molti pensavano che fosse una qualche mania dettata dalla sua eccentricitá di artista, altri pensavano che usava le bambole per massaggiare il proprio ego, qualunque fosse la ragione era per lui una forte fonte di orgoglio.
Erano bambole non comuni, perché erano bambole con un anima, anche se lui non lo capiva; ne aveva tante e la collezione la rinnovava spesso; quando raggiunse la sottile linea dei 50 anni, la collezione subí un drastico cambiamento. Mentre in passato non sostituiva mai le bambole vecchie, a questa etá critica inizió a dimenticare e buttarle via, nella sua mente di bambino troppo cresciuto pensava che non ne aveva piú bisogno e smise di dedicare loro le sue pazienti cure. Non capí peró che stava facendo un gioco pericoloso. Le nuove bambole iniziarono a fare a gara a chi fra esse sarebbe stata la prima donna, colei a cui lui avrebbe mostrato piú attenzione delle altre, e cosí si fece strada una particolare bambola, che pur di avere le sue attenzioni inizió a lusingare il suo ego, parlare con lui di proposte che sapeva avrebbero trovato terreno fertile nella sua mente ormai persa nel mondo che si era creato intorno e lentamente le altre bambole rimasero nell'ombra. Mentre lui si sentiva un eterno giovane mentre speculava di filosofia, Parigi, progetti a lungo termine, facendo indovinelli e giochetti, che prontamente quella particolare bambola prendeva al volo per esporsi sempre di piú e di piú e per lusingarsi ad ogni stupiditá che lui diceva.
Nella collezione, lui aveva tenuto una delle vecchie bambole che guardava in silnzio lo spettacolo di pazzia, che lui aveva organizzato ed in cui lui faceva la parte del clown, osservava dove questo gioco li avrebbe portati entrambi, era una bambola saggia che era stata con lui sempre, anche quando ormai stufo, aveva gettato molte bambole nel dimenticatoio, lei era rimasta nel suo scaffale, perché lui amava giocarci, o almeno fin quando non era arrivata la nuova bambola.
La vecchia bambola scuoteva la testa e una di quelle notti in cui lo osservavano dormire le disse
” lo sai che prima o poi si stuferá anche di te...vero?”
"no che non si stuferá lo vedi anche tu che sono la sua preferita adesso, ho le carte giuste che lo terranno legato a me..."
"povera illusa, io lo conosco da piú tempo di te, se dico certe cose é perché lo so..vedi quella porta socchiusa nascosta nell'ombra?”
”si la vedo..”
” ecco li finirai con tutte le altre perché troverá una bambola piú interessante di te...lui é cosí é sempre stato cosí...”
”e tu perché ancora sei qui allora?”
” non lo so..probabilmente perché una volta l'ho lasciato per andare a cercare qualcuno che non si sarebbe stufato di me, qualcuno che con me avrebbe parlato e non solo giocato, qualcuno che vedesse al di la del viso di plastica sorridente sempre pronto ad assecondare i suoi desideri..fu lui che mi rivenne a cercare...mi tiene qui per ricordargli lo schiaffo che detti al suo orgoglio o probabilmente per vendicarsi..ma non gioca piú con me..perché io non glielo permetto.. non sono piú legata a lui come lo ero una volta, perché ho visto la sua vera faccia e su di me non ha piú nessun potere e quella porta che per te sará una tragedia quando ti getterá li..per me é una possibilitá verso la mia completa libertá..."
Questo breve racconto é dedicato a tutte quelle che amano fare le primedonne con una certa persona..ricordatevi..per lui siete bambole con cui giocare..quando si stuferá di voi..vi dimenticherá, perché a 56 anni, cercherá sempre una nuova bambola che lo fará sentire per sempre giovane e massaggerá il suo ego, meglio di quanto hai fatto tu fin'ora..e piú giovane sará la bambola e piú a lungo ci giocherá o almeno fin quando non capirá che la bambola si sta coinvolgendo troppo, allora fuggirá via, come ha sempre fatto e la sua via di fuga sará il silenzio..non importa quanti filosofi gli spiettallerai nei post, quande frasi o idee che a te sembrano eccezionali...sono semplicemente delle copie di quello che dice lui sono tentativi balndi di avere attenzioni...io ho smesso anni fa di giocare a questo gioco, e nonostante il boccone é amaro da digerire...andrá a finire comunque nel mio intestino come tutti gli altri bocconi e poi uscirá dal giusto posto da cui deve uscire.
© Diana Mistera
mercoledì 16 novembre 2011
NO CONTROL
Ci sono quei giorni in cui vedi che il tempo a tua disposizione
non é piú sotto il tuo controllo
tutto intorno va piú veloce di te
che resti statistico
investito dalle bufere che gli altri ti tirano addosso
cercando di mantenere quell'equilibrio giá poco stabile
ed é come se qualcuno
avesse gettato una bomba in mezzo alla tua anima
che invece di esplodere,
collassa
diventando un arma letale
che inizia a sparare senza una direzione precisa
e cosí inizi a correre per non essere colpito da uno di quei proiettili.
non é piú sotto il tuo controllo
tutto intorno va piú veloce di te
che resti statistico
investito dalle bufere che gli altri ti tirano addosso
cercando di mantenere quell'equilibrio giá poco stabile
ed é come se qualcuno
avesse gettato una bomba in mezzo alla tua anima
che invece di esplodere,
collassa
diventando un arma letale
che inizia a sparare senza una direzione precisa
e cosí inizi a correre per non essere colpito da uno di quei proiettili.
© Diana Mistera 16.11.2011
Questa canzone mi ha ispiarto la poesia, per questa l'ho messa.
venerdì 11 novembre 2011
QUANTE...
Quante storie ci sono in una lacrima,
se solo la si potesse leggere.
Quanti ricordi trasporta
una lacrima quando scivola sul tuo viso.
Quante parole non dette,
sentimenti non dichiarati
sono racchiusi
in una semplicissima
goccia di acqua salata
che esce dagli occhi quando
non si ha piú niente da dire.
© Diana Mistera 11.11.11
se solo la si potesse leggere.
Quanti ricordi trasporta
una lacrima quando scivola sul tuo viso.
Quante parole non dette,
sentimenti non dichiarati
sono racchiusi
in una semplicissima
goccia di acqua salata
che esce dagli occhi quando
non si ha piú niente da dire.
© Diana Mistera 11.11.11
giovedì 3 novembre 2011
ED ALL'IMPROVVISO RICORDAI....
Era iniziato cosí da un semplice sogno che mi era rimasto in mente per molto tempo, anzi, fino al momento in cui incontrai il ragazzo del sogno.
Andammo in un paese che avevo detto di conoscere,si trovava ai piedi di un monte, era un paese molto antico, ma quando arrivammo capii che non lo conoscevo per niente. Dovevo raggiungere una torre, che volevo mostrare ad entrambe, ma come attraversai la porta capii che non avevo idea di dove andare,eppure c'ero stata cosí tante volte...
Iniziammo il cammino entrando da una porta ad arco che dava sulla parte antica del villaggio; notai dei monumenti che non avevo mai visto prima: erano in pietra scolpiti sulla montagna erano 3 figure dalle quali non riuscivo a staccare gli occhi erano 3 visi di cui non distinguevo i tratti, ma tutti e tre ricordavano qualcuno che era stato una parte della mia vita, ma che avevo dimenticato.
Dissi alle mie compagne di viaggio che ancora sapevo dove si trovava la torre e che dovevano seguirmi, che la strada era quella giusta nonostante non riconoscessi nulla; vidi negozi familiari, ma quando vi entrai non c'era nulla di come li ricordavo, vidi dei bar familiari ma anche in essi, una volta entrata nulla riconoscevo, eppure continuavo ad essere convinta che stavamo per arrivare a quella maledetta torre che comunque non ricordavo il motivo per cui dovevo andarci.
Quando improvvisamente, mi prese un bisogno incontrollabile di cercare un nome e mentre sfogliavo le pagine degli elenchi telefonici Naive si perse.
Dovevamo proseguire,il tempo stava per scadere ed io dovevo portare Elder alla torre, almeno lei l'avrebbe vista, ma le strade interne si svincolavano nel paese come tanti serpenti infiniti, e mi resi conto ci eravamo perse di nuovo, eravamo tornate nuovamente ai piedi del monte in cui erano scolpiti quei 3 visi, erano familiari molto familiari, ma ancora non ricordavo chi fossero. Stanche decidemmo di pernottare in una pensione, e mentre stavamo riempiendo i documenti trovai finalmente quel nome: Marian, da quel nome risalii al numero di telefono perché avevo bisogno di chiamarlo, e quando l'ebbi scritto ed andai per controllarlo di nuovo, era scomparso; nel frattempo Elder mi seguiva silenziosa, ritrovammo Naive, in compagnia di un uomo che sapevo essere un amico dell'abitante della torre, ma adesso avevo ritrovato il nome ed avevo ritrovato il numero di telefono, la torre poteva aspettare, fu in quel momento che Elder parló e disse
” ma non siamo venute fin qui per trovare la torre? Come mai adesso sei ossessionata dal nome Marian...eppure alla torre lo sai benissimo che qualcuno ti ama..e ti sta aspettando”
” si si...”risposi frettolosamente” devo chiamare Marian devo vedere Marian...devo sentirlo...” Elder scosse la testa e Naive gridó...” ehi stasera in paese c'é un concerto di un gruppo..dai andiamo a vederli...dai dai...”
Sia io che Elder fummo costrette ad assecondare Naive,anche solo per farla stare zitta e la sera andammo al concerto, Elder silenziosa stava in un angolo mentre io ero con Naive e avrei voluto essere in un altro posto, pensando solo ed esclusivamente a Marian.
Il posto non era grandissimo ma tutta la gente al concerto era eccitatissima, dicevano che il cantante di quel gruppo fosse di una bellezza abbagliante, con una voce bellissima che peró sulla sua testa era un orribile maledizione, io feci spallucce, non credevo alle maledizioni. Il giovane fece il suo ingresso nel palco, ed inizió a cantare, effettivamente la voce era davvero bellissima, e cosí pure lui. Scese e si incamminó fra il pubblico tutte ridevano felici, molte incontrarono il suo sguardo, e quando arrivó davanti a me, il mio sguardo incontró il suo, vidi la paura nei suoi occhi, sentii dolore nei miei, continuavo a pensare a Marian, poi improvvisamente ricordai una frase ” amor che tanto ho amato, amore mio perdono, il nome che hai dimenticato, nel cuore tuo dimoro...” ed improvvisamente il bellissimo Adone non riuscí piú a cantare. Elder mi guardó e disse
”Lo ricordi adesso? Inseguilo, amalo, e la sua voce tornerá a cantare”
Iniziai a correre, lo trovai seduto ad un bar. Aveva gli occhi verdi, e dei lunghi capelli castani sulle spalle, le labbra carnose, mi guardó, la consapevolezza aveva preso il posto della paura.
Mi raggiunse prima Naive e poi Elder, lui si alzó era alto piú alto di me, Elder sussurró ” ti eri dimenticata di lui...adesso ricordi..ricorda l'amore che vi lega...ricordalo...” e scomparí, e quando improvvisamente ricordai, scomparve anche Naive abbracciata alla sua ossessione.
E ricordai le sculture nella montagna, e quando le guardai di nuovo, riconobbi Elder, Naive e... lui: quell'Adone di cui la mente aveva dimenticato il nome, ma il cuore non ne aveva dimenticato l'amore.
© Diana Mistera 2011
Era un periodo angosciante, come ogni anno il mese di novembre é sempre stato un periodo angosciante, non a caso novembre é detto il mese dei morti, giá perché la mia anima comunque in questo mese vive una vera e propria agonia..é morta.
Cosí feci un viaggio, un viaggio con due amiche: Naive ed Elder. L'una portava con se l'innocenza della giovinezza, l'altra portava la memoria dimenticata.Andammo in un paese che avevo detto di conoscere,si trovava ai piedi di un monte, era un paese molto antico, ma quando arrivammo capii che non lo conoscevo per niente. Dovevo raggiungere una torre, che volevo mostrare ad entrambe, ma come attraversai la porta capii che non avevo idea di dove andare,eppure c'ero stata cosí tante volte...
Iniziammo il cammino entrando da una porta ad arco che dava sulla parte antica del villaggio; notai dei monumenti che non avevo mai visto prima: erano in pietra scolpiti sulla montagna erano 3 figure dalle quali non riuscivo a staccare gli occhi erano 3 visi di cui non distinguevo i tratti, ma tutti e tre ricordavano qualcuno che era stato una parte della mia vita, ma che avevo dimenticato.
Dissi alle mie compagne di viaggio che ancora sapevo dove si trovava la torre e che dovevano seguirmi, che la strada era quella giusta nonostante non riconoscessi nulla; vidi negozi familiari, ma quando vi entrai non c'era nulla di come li ricordavo, vidi dei bar familiari ma anche in essi, una volta entrata nulla riconoscevo, eppure continuavo ad essere convinta che stavamo per arrivare a quella maledetta torre che comunque non ricordavo il motivo per cui dovevo andarci.
Quando improvvisamente, mi prese un bisogno incontrollabile di cercare un nome e mentre sfogliavo le pagine degli elenchi telefonici Naive si perse.
Dovevamo proseguire,il tempo stava per scadere ed io dovevo portare Elder alla torre, almeno lei l'avrebbe vista, ma le strade interne si svincolavano nel paese come tanti serpenti infiniti, e mi resi conto ci eravamo perse di nuovo, eravamo tornate nuovamente ai piedi del monte in cui erano scolpiti quei 3 visi, erano familiari molto familiari, ma ancora non ricordavo chi fossero. Stanche decidemmo di pernottare in una pensione, e mentre stavamo riempiendo i documenti trovai finalmente quel nome: Marian, da quel nome risalii al numero di telefono perché avevo bisogno di chiamarlo, e quando l'ebbi scritto ed andai per controllarlo di nuovo, era scomparso; nel frattempo Elder mi seguiva silenziosa, ritrovammo Naive, in compagnia di un uomo che sapevo essere un amico dell'abitante della torre, ma adesso avevo ritrovato il nome ed avevo ritrovato il numero di telefono, la torre poteva aspettare, fu in quel momento che Elder parló e disse
” ma non siamo venute fin qui per trovare la torre? Come mai adesso sei ossessionata dal nome Marian...eppure alla torre lo sai benissimo che qualcuno ti ama..e ti sta aspettando”
” si si...”risposi frettolosamente” devo chiamare Marian devo vedere Marian...devo sentirlo...” Elder scosse la testa e Naive gridó...” ehi stasera in paese c'é un concerto di un gruppo..dai andiamo a vederli...dai dai...”
Sia io che Elder fummo costrette ad assecondare Naive,anche solo per farla stare zitta e la sera andammo al concerto, Elder silenziosa stava in un angolo mentre io ero con Naive e avrei voluto essere in un altro posto, pensando solo ed esclusivamente a Marian.
Il posto non era grandissimo ma tutta la gente al concerto era eccitatissima, dicevano che il cantante di quel gruppo fosse di una bellezza abbagliante, con una voce bellissima che peró sulla sua testa era un orribile maledizione, io feci spallucce, non credevo alle maledizioni. Il giovane fece il suo ingresso nel palco, ed inizió a cantare, effettivamente la voce era davvero bellissima, e cosí pure lui. Scese e si incamminó fra il pubblico tutte ridevano felici, molte incontrarono il suo sguardo, e quando arrivó davanti a me, il mio sguardo incontró il suo, vidi la paura nei suoi occhi, sentii dolore nei miei, continuavo a pensare a Marian, poi improvvisamente ricordai una frase ” amor che tanto ho amato, amore mio perdono, il nome che hai dimenticato, nel cuore tuo dimoro...” ed improvvisamente il bellissimo Adone non riuscí piú a cantare. Elder mi guardó e disse
”Lo ricordi adesso? Inseguilo, amalo, e la sua voce tornerá a cantare”
Iniziai a correre, lo trovai seduto ad un bar. Aveva gli occhi verdi, e dei lunghi capelli castani sulle spalle, le labbra carnose, mi guardó, la consapevolezza aveva preso il posto della paura.
Mi raggiunse prima Naive e poi Elder, lui si alzó era alto piú alto di me, Elder sussurró ” ti eri dimenticata di lui...adesso ricordi..ricorda l'amore che vi lega...ricordalo...” e scomparí, e quando improvvisamente ricordai, scomparve anche Naive abbracciata alla sua ossessione.
E ricordai le sculture nella montagna, e quando le guardai di nuovo, riconobbi Elder, Naive e... lui: quell'Adone di cui la mente aveva dimenticato il nome, ma il cuore non ne aveva dimenticato l'amore.
© Diana Mistera 2011
martedì 1 novembre 2011
RACCONTO DI HALLOWEEN
Vivevano in un paese molto lontano due sorelle gemelle, era un posto dove nessun uomo si era addentrato prima e la, vivevano l'una accanto all'altra.
Una delle sorelle era bella, splendente camminava e camminava, ed il suo lavoro era quello di seminare.
Era molto forte: quando inciampava si rialzava, quando non riusciva a camminare continuava a provare e provare, perché sapeva che doveva andare avanti sempre, a volte piangeva disperatamente perché provava dolore, un dolore immenso, a volte rideva fragorosamente perché era felice, si meravigliava di tutto quello che vedeva, di tutto quello che scopriva durante il suo cammino, amava imparare cose nuove ogni giorno, pensava che la conoscenza era un dono illimitato e lei voleva raccogliere da quell'albero piú frutti possibili.
La sorella che le stava sempre accanto invece, era sempre silenziosa.
L'una si sporcava durante il cammino, spesso si arrabbiava, mentre l'altra continiuava il proprio cammino ed il lavoro silenziosamente, ella lavorava, faceva lo stesso lavoro da sempre e non sapeva fare altro: era chiamata la mietitrice. Mieteva la strada che la sorella faceva seminando i semi e camminava sempre un passo dietro, ogni tanto peró le due sorelle si fermavano allo stesso punto, l'una accanto all'altra per poi ripartire dove la mietitrice lentamente prendeva le sue distanze, ma mai troppo lontana dalla sorella perché erano legate l'una all'altra da una sottile catena che non si spezzava mai.
Un giorno un bravo guerriero si addentró in questo paese, dove le due sorelle facevano il loro lavoro e quando vide la prima sorella rimase folgorato dalla sua bellezza, aspettó pazientemente che la seconda la raggiungesse, aveva molto sentito parlare di queste due sorelle, ogni suo viaggio erano chiamate con nomi diversi, ma il guerriero sapeva che per tutta la sua vita aveva sempre sentito parlare di loro.
Era incantato, dentro di se aveva delle emozioni fortissime, nella sua mente iniziarono a correre come sequenze di un film delle immagini: alcune riconobbe essere dei ricordi, di periodi della sua vita sia felici che non, c'erano sequenze di quanto aveva lottato, di quante volte era caduto a a terra sconfitto, c'erano le perle di felicitá che aveva trovato lungo il suo cammino e che conservava come dei sacri tesori, ma vide anche le pillole amare che troppo spesso aveva dovuto ingoiare, capí di essere orgolioso di come aveva vissuto, di come aveva vinto certe battaglie e di come aveva perso altre e ne era felice. Guardando la bellissima donna davanti a se disse
”sei bellissima, non ho mai incontrato nessuna dama di cotanta bellezza” lei sorrise senza rispondere, poi guardando l'altra sorella disse ” ma perché non riesco a vedere te? Indossi il mantello che ti copre tutta, se cerco il tuo viso trovo un vortice nero che mi fa paura, non vedo i tuoi occhi ne la tua bocca, solo il mantello e la falce"
La mietitrice parló e, avvicinandosi all'uomo disse
”perché nessuno vuole vedere che faccia ha la morte...” e riprese a falciare quello che la sorella seminava.
Dai semi lanciati dalla sorella, nascevano dei ramoscelli, lei non faceva differenza fra un ramoscello e l'altro, non c'era un ramoscello piú bello o piú brutto, ne un ramoscello piú ricco di un altro, nessun ramoscello era piú giovane o piú vecchio di un altro, quando il seme era pronto lei falciava e quando la sua lama li toccava venivano rasati al suolo come tutti gli altri, sotto la sua falce erano tutti uguali. E cosí le due sorelle camminavano, sotto i piedi dell'una nuovi ramoscelli nascevano, e sotto la falce dell'altra trovavano la loro fine. Si dice che queste due sorelle non hanno mai smesso di lavorare, il loro mestiere é uno di quelli che non troverá mai momenti di crisi e soprattutto é uno di quei pochi lavori rimasti, che sono stabili, ed anzi si dice anche che a volte la mietitrice abbia piú lavoro della sorella, ma solitamente vanno di pari passo.
© Diana Mistera Halloween 2011.
Una delle sorelle era bella, splendente camminava e camminava, ed il suo lavoro era quello di seminare.
Era molto forte: quando inciampava si rialzava, quando non riusciva a camminare continuava a provare e provare, perché sapeva che doveva andare avanti sempre, a volte piangeva disperatamente perché provava dolore, un dolore immenso, a volte rideva fragorosamente perché era felice, si meravigliava di tutto quello che vedeva, di tutto quello che scopriva durante il suo cammino, amava imparare cose nuove ogni giorno, pensava che la conoscenza era un dono illimitato e lei voleva raccogliere da quell'albero piú frutti possibili.
La sorella che le stava sempre accanto invece, era sempre silenziosa.
L'una si sporcava durante il cammino, spesso si arrabbiava, mentre l'altra continiuava il proprio cammino ed il lavoro silenziosamente, ella lavorava, faceva lo stesso lavoro da sempre e non sapeva fare altro: era chiamata la mietitrice. Mieteva la strada che la sorella faceva seminando i semi e camminava sempre un passo dietro, ogni tanto peró le due sorelle si fermavano allo stesso punto, l'una accanto all'altra per poi ripartire dove la mietitrice lentamente prendeva le sue distanze, ma mai troppo lontana dalla sorella perché erano legate l'una all'altra da una sottile catena che non si spezzava mai.
Un giorno un bravo guerriero si addentró in questo paese, dove le due sorelle facevano il loro lavoro e quando vide la prima sorella rimase folgorato dalla sua bellezza, aspettó pazientemente che la seconda la raggiungesse, aveva molto sentito parlare di queste due sorelle, ogni suo viaggio erano chiamate con nomi diversi, ma il guerriero sapeva che per tutta la sua vita aveva sempre sentito parlare di loro.
Era incantato, dentro di se aveva delle emozioni fortissime, nella sua mente iniziarono a correre come sequenze di un film delle immagini: alcune riconobbe essere dei ricordi, di periodi della sua vita sia felici che non, c'erano sequenze di quanto aveva lottato, di quante volte era caduto a a terra sconfitto, c'erano le perle di felicitá che aveva trovato lungo il suo cammino e che conservava come dei sacri tesori, ma vide anche le pillole amare che troppo spesso aveva dovuto ingoiare, capí di essere orgolioso di come aveva vissuto, di come aveva vinto certe battaglie e di come aveva perso altre e ne era felice. Guardando la bellissima donna davanti a se disse
”sei bellissima, non ho mai incontrato nessuna dama di cotanta bellezza” lei sorrise senza rispondere, poi guardando l'altra sorella disse ” ma perché non riesco a vedere te? Indossi il mantello che ti copre tutta, se cerco il tuo viso trovo un vortice nero che mi fa paura, non vedo i tuoi occhi ne la tua bocca, solo il mantello e la falce"
La mietitrice parló e, avvicinandosi all'uomo disse
”perché nessuno vuole vedere che faccia ha la morte...” e riprese a falciare quello che la sorella seminava.
Dai semi lanciati dalla sorella, nascevano dei ramoscelli, lei non faceva differenza fra un ramoscello e l'altro, non c'era un ramoscello piú bello o piú brutto, ne un ramoscello piú ricco di un altro, nessun ramoscello era piú giovane o piú vecchio di un altro, quando il seme era pronto lei falciava e quando la sua lama li toccava venivano rasati al suolo come tutti gli altri, sotto la sua falce erano tutti uguali. E cosí le due sorelle camminavano, sotto i piedi dell'una nuovi ramoscelli nascevano, e sotto la falce dell'altra trovavano la loro fine. Si dice che queste due sorelle non hanno mai smesso di lavorare, il loro mestiere é uno di quelli che non troverá mai momenti di crisi e soprattutto é uno di quei pochi lavori rimasti, che sono stabili, ed anzi si dice anche che a volte la mietitrice abbia piú lavoro della sorella, ma solitamente vanno di pari passo.
© Diana Mistera Halloween 2011.
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